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Una poetica leggenda, dunque, narra che nel castello che oggi è noto come Villa Valmarana, viveva in reclusione una principessa di nome Jana. La poverina era nana e, per nascondere al mondo la sua deformità, fu confinata nel castello, insieme ai servi addetti al suo servizio: anch'essi erano tutti nani affinché ella non prendesse coscienza della sua menomazione. Un giorno un bellissimo principe penetrò nel misterioso giardino con il suo possente cavallo: la solitaria principessa lo vide, se ne innamorò e, consapevole di non poter essere riamata, per il dispiacere si gettò dalla torre. I servi negligenti, per punizione, furono pietrificati e collocati sul muro di cinta della villa per vegliare nei secoli il sonno della figlia del proprietario della nobile residenza.
La villa, diventata nel 1720 proprietà della nobile famiglia vicentina dei Valmarana, che tutt’ora vi risiedono, è aperta al pubblico, così come anche la attigua e forse più conosciuta Villa Capra, detta “La Rotonda” , autentico capolavoro del Palladio, e anch’essa sempre di proprietà dei Valmarana. In effetti il viale di accesso alla villa si dirama infatti dalla strada per la Rotonda, distante poche centinaia di metri.
Classico esempio di dimora di campagna, Villa Valmarana fu inizialmente costruita per conto del giureconsulto Gian Maria Bertolo nel 1669. Nel XVIII secolo, l’ultimo della Repubblica di Venezia, la vita dei nobili era tutta assorbita da divertimenti e ostentazione: le ville lungo la Riviera del Brenta ospitavano spesso feste sfarzose che duravano spesso anche più di un giorno. con la necessità di alloggiare gli invitati. La famiglia Valmarana non aveva spazio nel palazzo di famiglia, o corpo padronale, sufficiente solo per i famigliari: le barchesse – ovvero i granai sotto le cui arcate in cui venivano riposte le barche – furono così trasformate in foresterie per assolvere a questa esigenza: proprio da “foresti” (indicando con questo termine parenti e amici) si trae il termine “foresteria”.
La Villa è attualmente costituita dalla Palazzina, dalla Foresteria e dalla Scuderia. La palazzina principale e la foresteria furono affrescate da Giambattista Tiepolo e dal di lui figlio Giandomenico Tiepolo nel 1757. In particolare, la palazzina principale ripercorre temi mitologici e classici, con scene che ripropongono brani dei poemi omerici dell’Iliade e dell’Eneide, ma anche dalla mitologia, dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso e dall’Orlando furioso dell'Ariosto.
La foresteria in origine aveva sette archi sorretti da pilastri, che si aprivano su un ampio portico al quale si affacciavano le stanze per gli ospiti. Tali aperture sono state successivamente chiuse, probabilmente per usufruire di questa parte della villa anche nelle stagioni fredde: con l’apertura di grandi finestre rettangolari l’ampio portico è diventato un grande salone interno. La foresteria, rispetto alla Palazzina, ricalca uno stile più moderno, che richiama l'Illuminismo, con scene di vita quotidiana: dalla rappresentazione della campagna veneta a quella della lontana Cina. In questa parte della villa compare più frequentemente la mano di Giandomenico Tiepolo. Nella sala delle cineserie spiccano il Mercante di Stoffe e la Passeggiata del Mandarino, tipiche del gusto dell'epoca. Completa la visita una passeggiata nello splendido giardino all’italiana, dove sul muro di cinta fanno ancora la guardia i servi nani pietrificati e che danno nome alla dimora