Un gigante della Sicilia vivo e in continua trasformazione l’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, che ad ogni eruzione, nient’affatto rara, modifica il suo aspetto: contemplarlo dalla riva del mare mitico che prende nome dai Ciclopi, fare escursioni dirette verso la cima e passeggiate tutt’intorno al cono fumante rendono questo pur breve viaggio un’esperienza indimenticabile.
Per un risveglio frizzante si consiglia una camminata a piedi nudi sui sassolini che disegnano le calette di fronte all’Isola Bella, quella rappresentata nelle più diffuse cartoline di Taormina, e a seguire una allenante risalita nel centro storico fino al panoramico teatro greco.
E poi tappa in auto sul vulcano, nel grande Parco dell’Etna. La prima sosta del nostro viaggiatore sarà a Nicolosi alla sede dell’ente Parco, negli spazi dell’ex Monastero dei Benedettini di San Nicolò La Rena, antico e prestigioso edificio da visitare anche per l’interessante area museale vulcanologica, per la ricostruzione del mondo rurale etneo, per la cospicua collezione bibliotecaria, per la sua stazione sismica digitale e di rilevamento chimico dei gas (www.parcoetna.it). Visto dalla costa l’Etna appariva maestoso e riflessivo, un vecchio brontolone che dall’alto dei suoi 3.340 metri (in aumento) domina terra e acque, ma visto dalle sue pendici incute un qualche timore. Fra le escursioni da consigliare nel parco (da farsi con guide esperte, informandosi sul programma “Parco d’inverno” e dotandosi all’occorrenza di racchette da neve) ci sono il sentiero natura-Monte Nero degli Zappini e il sentiero natura-Monte Sartorius; il primo parte da pianoro Monte Vetore (Regalna) a breve distanza dal Grande Albergo dell’Etna e si snoda per circa quattro chilometri a quota 1700 metri attraverso campi lavici antichi e più recenti, grotte di scorrimento lavico, formazioni boschive, imponenti pini di eccezionale bellezza, fino a raggiungere il Giardino Botanico Nuova Gussonea, fra i più estesi e importanti che si conoscano.
Il secondo sentiero invece prende il via dalla sbarra forestale presso Rifugio Citelli, a 1660 metri, per circa quattro chilometri di lunghezza e poco dislivello: in piedi sul suolo ancora tiepido per l’ultima eruzione si potrà vedere l’imponente colata lavica del 1865 (ha un’estensione di otto chilometri), che ha dato origine ai Monti Sartorius (in onore e a memoria dello studioso Sartorius von Walterhausen, che fu tra i primi a riportare cartograficamente le più importanti eruzioni dell’Etna), caratterizzati da una serie di conetti eruttivi. E poi, mettendo in conto un po’ più di difficoltà vista la stagione, si può optare peril giro dell’Etna a piedi, 42 chilometri di fatica ampiamente ripagata dalla soddisfazione del paesaggio. In ogni caso l’ideale per il nostro viaggiatore è pernottare sulla montagna in modo da goderne gli scorci in ogni momento di luce (ci sono diversi bed and breakfast e hotel spartani ma accoglienti); se poi il vulcano dovesse eruttare lo spettacolo visto da così vicino – pur sempre in sicurezza - sarebbe superbo.
La tradizione gastronomica dell’Etna è inaspettatamente ricca di sorprese: attraversando i venti comuni che ricadono nel territorio del Parco, ci si imbatte in materie prime eccellenti come i noti funghi di Nicolosi, le mele di Pedara, il miele di Zafferana Etnea, le fragole di Maletto, il richiestissimo pistacchio di Bronte e l’olio di Ragalna, poi preparati come le salsicce di Linguaglossa e i torroncini di Belpasso, tutte bontà che si possono assaggiare alla caratteristica e abbondante tavola dell’Abbazia di Santa Maria di Licodia (www.abbazialicodia.it). Non dimentichiamo di riempire i calici dell’ottimo vino del vulcano, reso unico dalla straordinaria fertilità del terreno lavico; per conoscerlo al meglio il nostro viaggiatore può prenotare una visita-degustazione alla cantina Feudo di Mezzo di Planeta, immersa fra i vigneti nei pressi di Castiglione di Sicilia (www.planeta.it/territori/etna-feudo-di-mezzo/), dove la premiata famiglia di viticoltori ha recentemente prodotto cinque nuovi vini di qualità, un Brut Metodo Classico, un Etna bianco DOC e un Etna rosso DOC e due DOC Sicilia dai nomi fortemente evocativi che celebrano la storica eruzione dell’Etna del 1614: “Eruzione 1614 Carricante” ed “Eruzione 1614 Nerello Mascalese”. In degustazione ci sarà da leccarsi i baffi bevendo Eruzione 1614 Nerello Mascarese in abbinamento con un piatto di “baduzzi”, le polpette cotte nelle foglie di limone e sorseggiando un bicchiere di Eruzione 1614 Carricante abbinato con l’ “acqua cu’ pipi”, ovvero la tipica zuppa di erbe selvatiche, leggermente piccante. Solitamente dopo essersi seduti a questa tavola gli ospiti non se ne vogliono più andare, presi per la gola da una parte e affascinati da quel variopinto gigante, che in inverno si presenta bianco di neve, nero di roccia antica, grigio di fuliggine e talvolta rosso di magma incandescente. Una sfida incessante fra ghiaccio e fuoco che regala immagini eccezionali a chi ricerca un’indole selvaggia nel viaggio.
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